Dopo qualche anno siamo tornati al Bistrot64 e siamo rimasti piacevolmente sorpresi, sia per quanto riguarda l’esperienza culinaria vissuta, sia per la gentilezza e disponibilità di tutto lo staff.
Siamo in zona Flaminio, a Roma. Il Bistrot ha riaperto i battenti da qualche mese, tornando in mano a Emanuele Cozzo, l’originario proprietario, che ha ristrutturato interamente il locale, dando più spazio alla cucina, ampliandola e riducendo cosi il numero di coperti, migliorando decisamente l’attenzione al cliente. I colori caldi sono più accoglienti e i tavoli in marmo e legno senza tovaglia delineano “l’identità del locale, che è quella gourmet pur avvicinandosi all’immagine accogliente del salotto di casa”.
Lo staff è composto da un team di ragazzi giovani e preparati, che descrivono con cura e passione i piatti, e pronti a rispondere a qualsivoglia curiosità o domanda.
La cucina segue l’alternarsi delle stagioni, mantenendo un filo di continuità con il passato: lo Chef, Giacomo Zezza è stato in precedenza il sous chef di Kotaro Noda, e nel decimo anniversario del bistrot, torna a pieno titolo a capo della brigata di cucina.
È possibile scegliere tra due menù degustazione, “Evoluzione”, composto da cinque portate, propone alcuni piatti storici del Bistrot64 e “Innovazione”, un viaggio culinario di otto portate dove l’esperienza si fonde con l’innovazione. In alternativa è possibile scegliere tra il menù à la carte. La scelta è stata un po’ combattuta e alla fine abbiamo deciso di vivere un’esperienza affidandoci all’estro dello Chef e optando per il menu “Evoluzione”, con l’aggiunta di un piatto della tradizione romana.
Il nostro pranzo è stato anticipato da diversi finger food di benvenuto dello Chef. Strepitosa la cialda con melanzana arrostita, rinfrescante l’anguria come tequila sale e limone, originale la carota come la classica coppietta romana. Come inizio decisamente niente male.
È stato quindi il momento degli antipasti da Bistrot64. Iniziamo con zucchina, mela, karkade e fagioli per poi continuare con manzo, pomodoro, cipolla e alloro, accompagnato dal brodo di cottura del manzo: semplicemente sublime. Impossibile resistere alla scarpetta con il pane di loro produzione. Già dai primi assaggi abbiamo notato come il livello e la qualità delle materie prime sia notevolmente migliorato rispetto al passato.
Ecco il momento dei primi piatti. Pici, burro di Normandia, colatura di alici, katsobushi, n’duja, limone bruciato: un’esplosione di sapori dove la dolcezza e delicatezza del burro contrasta con la sapidità e il gusto deciso della colatura di alici. Ed ecco il primo della tradizione romana, sua maestà la carbonara. In questo caso le parole sono superflue.
Il menù è proseguito con Baccalà, ramen, funghi e sumac. La particolarità del piatto, come ci è stato poi spiegato, consiste nella cottura del baccalà sotto vuoto con tutti i suoi sapori. Il tocco in più, a nostro avviso è dato dal sapore ricco e deciso del ramen, che ricorda un po’ la cucina giapponese.
I piatti sono superlativi, la qualità delle materie prime elevata: le nostre aspettative sono state più che soddisfatte in un crescendo che ci ha decisamente convinto.
Ecco il momento del dolce. Siamo stati viziati dal pre-dessert dello chef nella forma di un topolino che insegue un pezzo di formaggio. In realtà un cubotto di ricotta ricoperto di cioccolato bianco da intingere in una salsa al mango: si scioglie in bocca regalando un sapore unico.
Delizioso anche il dolce previsto del menu: meringa, fragole e cioccolato bianco.
Roma sicuramente si arricchisce di un “nuovo” Bistrot, il Bistrot64, da tenere sott’occhio nei prossimi mesi.
Alla prossima avventura sul Blog di Viaggi Insoliti.